Dolore buono, contatto e sensibilità

Dolore buono. Contatto e sensibilità

Jessica Basso
Immagine Jessica Basso

Dolore buono. Il corpo c’è.

Non è una novità che da diversi mesi tutti noi stiamo vivendo una situazione nuova e differente da ciò cui eravamo abituati. Lasciando volutamente da parte ogni giudizio in merito, è innegabile che ci stiamo sempre più trovando in contatto con noi stessi, con il nostro corpo, le nostre emozioni e la nostra anima.

E fatica e dolore certo non ci sono stati risparmiati.

Capita spesso che quando qualcuno ci fa un massaggio (fatto bene 😉 ), o anche solo ci tocchi, iniziamo a sentire dolore in luoghi inaspettati del nostro corpo.

Il contatto ci aiuta a ritrovare una sensibilità perduta

Questo accade perché il contatto ci aiuta a ritrovare una sensibilità perduta e a riportare a livello della nostra coscienza un rumore sordo e costante che avevamo smesso di sentire.

Semplificando molto: non è che quel dolore prima non c’era, è che nel costante stato di allerta e stress in cui siamo immersi – nelle nostre continue corse contro il tempo accelerato – il nostro organismo “ha abbassato” il volume di quel disturbo mentre tutto il resto si alzava di tono. E per accorgerci dell’esistenza di quel dolore abbiamo dovuto ritornare a sentirlo.

Penso sempre che una delle cose belle del massaggio è che dopo qualche passaggio quel dolore diventa più tenue e spesso scompare. Precisando che con la parola “dolore” mi riferisco a quello dovuto a contratture, trigger point e affaticamento, questo nuovo tempo che stiamo vivendo ci sta costringendo a rallentare e a ricalibrare per così dire i volumi, permettendoci di sentire ciò che prima restava in sordina. A rivedere la nostra storia che non è solo un elenco di fatti ma il ricordo scritto nel corpo di percezioni e reazioni, consce o inconsce.

Alle volte sentiamo “dolore buono”: ci ricorda che SIAMO nel corpo e che a partire dal corpo e avendone cura possiamo ritornare a stare bene.

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